Nel 2018 la Coalizione Freedom Flotilla salperà ancora una volta contro il blocco illegale Israeliano di Gaza, per la libertà di movimento ed il diritto ad un futuro dignitoso per tutti i Palestinesi.

Israele mantiene un blocco disumano e distruttivo su Gaza da più di un decennio. Oggi le Nazioni Unite dicono che Gaza diventerà inabitabile entro il 2020 a causa del blocco Israeliano.

Bambini e minorenni, che ammontano a più della metà dei 2 milioni di abitanti di Gaza, sono le vittime del blocco perdurante, che li ha privati della loro infanzia, del loro diritto alla sicurezza, all’educazione, alla salute, e della prospettiva di un futuro dignitoso.

Al Shati (Campo profughi sulla spiaggia) Foto di Sandra Barillaro

In risposta al brutale blocco israeliano, per sette anni, la Coalizione Freedom Flotilla ha portato avanti azioni dirette nonviolente miranti a far crescere la consapevolezza internazionale ed a fare pressione sulla comunità internazionale per ottenerne la fine.

Manterremo la pressione sui nostri governi e continueremo a contestare loro la complicità nei crimini contro l’umanità di Israele. Salperemo nuovamente nel 2018 per essere al fianco dei Palestinesi di Gaza nella loro rivendicazione della libertà di movimento e del diritto ad un futuro dignitoso nella propria terra.

Cento anni fa la Dichiarazione Balfour sancì, illecitamente, il diritto a “cedere” la patria palestinese, e da allora i diritti dei nativi palestinesi sono stati erosi ed ignorati grazie alla complicità di governi di tutto il mondo, compresi i nostri. Ci appelliamo a tutta l’umanità per contribuire alla fine del blocco israeliano di Gaza e fare di questa missione una grande dimostrazione di solidarietà con i Palestinesi di Gaza, assediati ma fieri.

Sostenete la nostra campagna per salpare nel 2018 e rompere il brutale blocco illegale israeliano di Gaza!

Contesto

Dalla nostra ultima missione via mare del 2016, la Women’s Boat to Gaza, la Coalizione Freedom Flotilla si è focalizzata sulla terribile condizione dei pescatori di Gaza, cui non è consentito operare oltre le 6 miglia nautiche, e che spesso vengono attaccati dalle Forze di Occupazione Israeliane (IOF), addirittura entro tale limite.

La pesca è sempre stata una delle attività economiche più importanti per Gaza, ed anche dopo anni di declino a causa del blocco, più di 35000 persone dipendono dalla pesca per la propria sussistenza. Ad esempio le sardine sono un’importante fonte di ferro, che contribuisce a prevenire l’anemia. Sono sempre state una componente importante dell’alimentazione locale, ma la maggior parte delle sardine si trova oltre le 6 miglia dalla costa, il che peggiora ulteriormente una situazione alimentare già critica. Il quarantacinque per cento delle donne di Gaza è anemica, e la carenza di ferro durante la gravidanza ha provocato un aumento dei casi di anemia infantile. In conseguenza degli attacchi e delle limitazioni, i pescatori catturano minori quantità di pesci più piccoli, il che rende la popolazione locale dipendente dall’importazione di pesce, favorendo l’occupante israeliano.

Al Shati (Campo profughi sulla spiaggia) Foto di Sandra Barillaro

Non solo i figli dei pescatori, ma tutti i bambini e minorenni di Gaza sono vittime del blocco perdurante, che li ha privati della loro infanzia, del loro diritto alla sicurezza, all’educazione, alla salute, e della prospettiva di un futuro dignitoso. Ogni decenne a Gaza ha vissuto tre pesanti attacchi militari — negli anni 2008/2009, 2012 e 2014. Alcuni hanno perso i genitori o parenti stretti, altri sono stati feriti, e molti di questi sono rimasti disabili.

Molte persone a Gaza vivono ancora tra le macerie, in quanto la comunità internazionale non ha mantenuto il suo impegno a finanziare e garantire la ricostruzione, ed il blocco impedisce l’importazione dei materiali necessari alla riedificazione. In molti soffrono di traumi psicologici, e tutti di un’insufficiente fornitura elettrica, di carenza d’acqua potabile, di un’inadeguata depurazione fognaria e della mancanza di strutture educative. Ma più che tutto questo, ai Palestinesi di Gaza manca la prospettiva di un futuro dignitoso.

La Striscia di Gaza è uno dei territori più densamente popolati del pianeta, con oltre 2 milioni di abitanti su un’area di quarantacinque chilometri per otto (360 chilometri quadrati). Secondo l’UNRWA ( United Nations Relief and Works Agency), il 70 percento dei suoi abitanti sono rifugiati che abitano in otto campi profughi.

Il 2018 segna il 70esimo anniversario della Nakba (il disastro o la catastrofe) — l’allontanamento forzato della popolazione nativa palestinese da ciò che poi è diventato Israele. Il blocco di Gaza e le insostenibili condizioni di vita cui sono sottoposti bambini, donne e uomini non sono calamità naturali, e non possono essere astratti dal contesto. La comunità internazionale è responsabile della situazione dei rifugiati (problema affrontato dalla risoluzione ONU 194 del 1948), di mezzo secolo di occupazione militare della Cisgiordania, della Striscia di Gaza, delle alture del Golan e di Gerusalemme Est così come delle pesanti violazioni dei diritti individuali e collettivi del popolo palestinese perpetrate dallo Stato di Israele.

Al fine di mantenere la pressione sui nostri governi e di contestare loro la complicità nei crimini contro l’umanità di Israele, salperemo di nuovo – nel 2018 – in solidarietà con i pescatori, i bambini, i giovani e con tutti i Palestinesi di Gaza nella loro rivendicazione della libertà di movimento e del diritto ad un futuro dignitoso nella loro terra.

Ci appelliamo all’intera l’umanità per far sì che la missione costituisca una grande testimonianza di solidarietà, in modo che questo messaggio di speranza raggiunga le rive di Gaza, in Palestina, e faccia cessare il blocco.

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